Un sogno europeo in un futuro smart: "noi ci crediamo"

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Alessandro Delli Noci, giovane esponente dell’Amministrazione comunale di Lecce ha ricevuto dal sindaco Paolo Perrone la delega all’Innovazione tecnologica. Uno degli obiettivi più ambiziosi che si è posto è quello di inserire il capoluogo salentino, a pieno diritto, nel circuito delle città intelligenti del Vecchio Continente. Dal successo di questa iniziativa dipende in parte la candidatura di Lecce a Capitale europea della cultura nel 2019.
Assessore, in cosa si caratterizzano le smart cities?
«Sono definite smart cities quelle città intelligenti orientate ai cittadini e ai loro bisogni. Lo scopo primario di una città intelligente è garantire ad ogni cittadino una migliore qualità della vita attraverso l’erogazione di una serie di servizi e opportunità, quali una maggiore attenzione all’ambiente e alla gestione delle risorse naturali disponibili, una migliore mobilità che garantisca spostamenti agevoli grazie alla disponibilità di una rete di trasporto pubblico capillare, un’economia basata sulla conoscenza che punti alla crescita sostenibile e un potenziamento dei servizi tecnologici che favoriscano la coesione e l’integrazione sociale. Considerare un progetto per le “smart cities” come semplice operazione di restyling degli spazi cittadini o di mero potenziamento dei servizi offerti o di risparmio economico per le amministrazioni comunali è, però, limitante, oltre che imprudente. Una città diventa smart quando è orientata e sostenuta da processi creativi e da politiche per lo sviluppo complessivo, in termini di efficacia e di efficienza, di queste connessioni».
Quali investimenti sono necessari per fare di Lecce una città intelligente?
«Il maggiore investimento che viene richiesto ad una futura smart city è quello umano. Una città intelligente è fatta di risorse umane, di intelligenze capaci di partorire progetti e attivare processi, di menti creative che diventino protagonisti di un progetto di sviluppo globale. Riuscire a coinvolgere nel progetto gli imprenditori locali, gli studenti delle accademie e delle università, le eccellenze del territorio in ogni settore sarà la formula vincente per portare a casa un risultato positivo. Per quanto riguarda, invece, l’investimento economico, l’amministrazione comunale sta lavorando da mesi per intercettare quei finanziamenti che ci consentiranno di realizzare i nostri programmi senza gravare in alcun modo sul bilancio comunale».
Che tipo di vantaggi ci possono essere sul tessuto economico locale?
«I vantaggi rivenienti dal potenziamento dei servizi e delle opportunità offerte al cittadino nell’ambito del progetto Smart City sono molteplici. Si pensi al miglioramento dei servizi di mobilità ovvero a tutte le opportunità che vengono garantite dall’Agenda digitale europea. Lecce, poi, come ho già detto, intende promuoversi come fucina della creatività giovanile e imprenditoriale, chiedendo il coinvolgimento di ciascuno, non come semplice fruitore ma come fornitore delle soluzioni che contribuiranno a migliorare i servizi e la vita all’interno delle città. Tutto questo è assolutamente possibile attraverso il sostegno e l’incentivazione di progetti creativi, come baluardo per uno sviluppo non solo digitale, ma, anche, economico, sociale, culturale”.
Qual è la capacità di adattamento degli amministratori e dei dipendenti pubblici rispetto alla velocità incalzante della tecnologia?
«È inutile negarlo: qualche minima resistenza c’è stata e c’è. Ma in linea generale possiamo dire che le pubbliche amministrazioni sono pronte a rispondere alle sfide lanciate dalle nuove tecnologie. Nelle ultime settimane, ad esempio, l’Amministrazione comunale leccese ha dato il via al servizio online che consente ai cittadini di stampare i propri certificati (quali quello di residenza, dello stato di famiglia, di cittadinanza, di stato libero, e tanti altri). Abbiamo da subito registrato una grande affluenza negli accessi e siamo pronti, a breve, a potenziare il servizio».
Ci racconti quale città d’Europa invidia di più e perché?
«Non invidio nessuno, in quanto credo che Lecce abbia le potenzialità per raggiungere i risultati che si è prefissata. Però ho un riferimento: Santander, uno dei casi più interessanti di smart city in Europa. Santander, negli ultimi anni, indipendentemente dai limiti temporali legati agli esiti delle legislature e dei mandati, ha dato vita ad un percorso partecipativo che ha portato a definire un interessantissimo Piano di innovazione locale. Questo è stato condiviso con gli enti, le istituzioni, le università, le imprese, gli stakeholder locali e la società civile, tutti attori coinvolti come protagonisti nei progetti».
Turismo e tecnologia: due possibile leve per le start-up salentine?
«Assolutamente sì. Il turismo rappresenta per il territorio salentino una potenzialità enorme, ancora, in alcuni casi, inespressa. Negli ultimi anni sono nate tante realtà imprenditoriali che, forti della bellezza del territorio e delle sue risorse, sono state capaci di accogliere e affascinare il turista. Ora però è necessario che nascano realtà capaci di intercettarlo soprattutto attraverso i social network. In questo contesto le tecnologie sono un fattore abilitante, favoriscono il collegamento, la comunicazione e l’interazione con l’ambiente. Il connubio tra nuove tecnologie e turismo, nel panorama del futuro, si prefigura, perciò, non solo come una possibilità, ma come una necessità incalzante, una leva verso lo sviluppo dell’intero territorio».