Luminarie, fuochi d’artificio e devozione popolare. L’estate nel Salento è anche un brulichio di feste patronali in cui lo spirito dei luoghi dà il meglio di sé. Sul litorale ionico sono diverse le celebrazioni che scandiscono i ritmi lenti della stagione più calda per garantire la sopravvivenza di riti ancestrali e tradizioni, anche culinarie, che per il resto dell’anno rimangono sopite.
In una Gallipoli già stracolma di turisti, dal 23 al 25 luglio si onora Santa Cristina, compatrona della città insieme con San Sebastiano e Sant’Agata. Secondo la leggenda, nel 1867 avrebbe salvato Gallipoli da un’epidemia di colera. Così, si decise di riconsacrare la piccola cappella dedicata alla santa di Bolsena, che sorge nel seno del Canneto, e da allora fu istituita la grande festa patronale a cui accorrono, ogni anno, turisti e abitanti dei paesi vicini. La tradizione popolare vorrebbe poi che nel giorno dedicato a Santa Cristina i gallipolini rinuncino ad ogni piacere mondano. È credenza popolare, infatti, quella secondo cui Santa Cristina non gradisca la trasgressione tanto da prendersi la vita di chi non effettua la rinuncia. Ecco perché ancora oggi persiste tra cittadini e bagnanti di Gallipoli la convinzione che il 23 luglio non si debba fare il bagno nelle cristalline acque dello Ionio.
A parte il fitto programma religioso e un corso Roma sfavillante grazie a suggestive luminarie, due sono i momenti più attesi della festa: la cuccagna e i fuochi d’artificio, entrambi in scena con lo splendido sfondo del mare che è il vero protagonista della vita dei gallipolini. La cuccagna è una gara tra diverse squadre di giovani che si sfidano nell’arrampicata di un palo cosparso di grasso, quindi reso scivoloso. L’obiettivo è raggiungere la bandierina posta proprio in cima al palo che sporge dalla prua di una barca, ma difficilmente i vincitori riescono a prenderla se non dopo essere caduti varie volte in acqua. Nei giorni della festa, nelle case di Gallipoli non manca mai la “scapece”, cioè una stuzzicante mistura gialla di pesciolini fritti e poi cosparsi di aceto, mollica di pane e zafferano. La sera del 24 arriva però il momento più atteso della festa: i fuochi d’artificio sparati dal porto e visibili da tutto il litorale Nord, che si riflettono sullo specchio d’acqua, creando uno spettacolo visivo di rara bellezza.
Proprio nel giorno di ferragosto, la vicina Alezio rende omaggio alla madonna dell’Assunta, chiamata anche della Lizza dal nome dell’omonimo santuario che è il fulcro delle cerimonie religiose. La festa inizia il 14, ma entra nel vivo il 15 agosto quando già dall’alba apre i battenti l’antichissima fiera del bestiame, che avrebbe origini medievali. Anche in questo caso, il momento più atteso è quello dei fuochi d’artificio: uno spettacolo di tre batterie, fatte esplodere alle 3 della notte del 15 agosto, che attirano in paese migliaia di turisti e segnano, in qualche modo, la fine dell’estate per gli aletini. I più coraggiosi, dopo lo spettacolo dei fuochi della Lizza che termina attorno alle 4, partono alla volta di Torre Paduli, dove le ronde spontanee e la danza dei coltelli, che seguono i festeggiamenti in onore del patrono, San Rocco, vanno avanti fino alle prime luci dell’alba.