Oltre le immagini, una mostra forografica per riflettere e amare. “We Care”, a Lecce

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Non è semplicemente una mostra. È, piuttosto, una riflessione fotografica, e letteraria, rivolta al corpo e all’erotismo femminile, costruita attraverso il legame tra una nonna e una nipote, Francisca “Pacha” Florez de Pájaro e Diana Agámez, ambientata in un quartiere di periferia di Cartagena de Indias, in Colombia. “We Care”, questo il titolo della mostra organizzata a Lecce dall’Associazione “Alice e le altre” con Collettiva edizioni, allestita negli spazi del Centro sociale di viale Roma e aperta al pubblico a partire da domani sino al 18 novembre – (dal lunedì al venerdì dalle ore 16 alle ore 20; sabato e domenica dalle ore 15 alle ore 21).

A cura della scrittrice Loredana De Vitis, l’iniziativa è patrocinata dal Comune di Lecce e dal Concorso letterario nazionale “Lingua madre” e sostenuta dall’Assessorato al Welfare, Politiche abitative, Diritti civili, Pari opportunità, Volontariato, Accoglienza e Accessibilità del Comune di Lecce.

Quanti significati ha la parola “curare”? Quante e quali narrazioni intorno a questo gesto? Chi si prende cura di chi? La risposta è nel lavoro della scrittrice Diana Agámez e della fotografa Luisa Machacón che con tenerezza pura e delicatezza disarmante raccontano l’amore che si trasmette di generazione in generazione.

La cerimonia inaugurale è prevista per domani mattina, alle 12.00.

«Il nostro lavoro nasce con il desiderio di documentare spazi di cura semplici e quotidiani in cui le donne esplorano le proprie storie, la memoria dei propri corpi, le relazioni familiari e le connessioni intergenerazionali all’interno delle quali il racconto e l’oralità hanno un’importanza fondamentale per esprimere i sentimenti, le frustrazioni, i dolori, la felicità, le difficoltà e le rivincite delle donne nella nostra società – spiegano le artiste Diana Agámez e Luisa Machacón – . Attraverso i testi e le fotografie proponiamo allo stesso tempo uno sguardo critico verso l’emergenza che nasconde l’assenza di adeguati contesti e servizi sanitari di cura e attenzione rivolti alle persone anziane, e alla narrativa e la cultura predominante sul corpo femminile quando non si ritiene più giovane».

Collettiva ha accolto, sostenuto e voluto proporre il progetto fotografico e letterario “We Care”, di immensa potenza fisica e rivelatrice, avendo a cuore il corpo umano quanto la sua voce.

«Questa mostra racconta l’intimità di un amore che si trasmette di generazione in generazione, che vive per sempre. Di fronte alla bellezza della cura restiamo incantate – commenta l’assessore al Welfare, Silvia Miglietta -, ma in tanti luoghi del mondo, compreso il nostro paese, la cura (come fonte di bellezza e di vita) fatica ad affermarsi come diritto delle persone anziane, delle persone con disabilità o malate. E questa fatica è dovuta al fatto che si dà per scontato che la cura sia un compito da demandare alla famiglia, e in particolare alle donne. È ora di affermare che la cura non è solo un gesto d’amore da consumare in famiglia, ma un lavoro, un bellissimo lavoro che l’invecchiamento delle nostre società rende sempre più urgente riconoscere e sostenere».

All’interno dell’esposizione si alterneranno altri momenti dedicati all’approfondimento e alla cultura.

  • Venerdì 10 novembre, ore 18

Reading sul tema “Gener/azioni”, con le scrittrici di Collettiva

  • Sabato 18 novembre, ore 12

Chiusura della mostra, alla presenza dell’artista Diana Agámez