Una della tradizioni più affascinanti della Grecìa salentina è quella della “Passiuna tu Christù”, sorta di rappresentazione cantata – in lingua grika – di alcuni episodi della Passione di Cristo. Fino a non molti anni fa, nella settimana precedente la Domenica delle Palme, e in particolare il sabato, gruppi di contadini, con un grosso ramo d’ulivo adornato di nastri colorati, immaginette sacre e arance (nella tradizione simbolo di fecondità), andavano cantando per i paesi e per le masserie questa “narrazione cantata”, i cui temi sono elaborazioni vernacolari del Vangelo di Giovanni e di testi della liturgia. Di tanto in tanto il gruppo dei cantori e degli appassionati si fermava a un crocicchio e lì, mentre un anziano teneva il ramo d’ulivo in piedi, due esecutori si alternavano nel canto, supportati dalla fisarmonica o dall’organetto diatonico. I cantori, mentre eseguivano le loro parti, si accompagnavano con ampie e significative gesticolazioni ritmiche. Alla fine, raccolte le offerte (in genere uova, formaggio o prodotti agricoli), il gruppo si rimetteva in cammino verso un altro luogo dove ripetere la rappresentazione.
Si tratta di una tradizione molto antica, che si ricollega direttamente alle radici bizantine del Salento. Infatti, proprio nella Chiesa bizantina, il sabato precedente la Domenica delle Palme si commemora liturgicamente la resurrezione di Lazzaro da parte di Gesù, evento che veniva annunciato dal popolo con dei canti di augurio e buona festa chiamati Kalimere di Lazzaro. Questa ritualità è presente in molte aree di diffusione del rito greco, quindi in Oriente e nei Balcani, ma anche fra le popolazioni italo-albanesi insediatesi in Italia – in varie zone, dall’Abruzzo alla Sicilia – intorno al 1500. Nel Salento esiste nella tradizione orale un canto in dialetto romanzo che ha queste caratteristiche, chiamato Santu Lazzaru, ma anche la Passione grica, sia pur con un testo e con modalità esecutive differenti, sembra riferirsi a questa antica tradizione. Oggi, dopo un periodo di oblìo, questo rito sta tornando ad essere praticato, anche se in maniera diversa dalla tradizione (ad esempio spesso viene eseguito come un piccolo spettacolo musicale, con palco e amplificazione oppure in chiesa). Alcuni giovani stanno riscoprendo questo canto antico, seguendo gli insegnamenti degli anziani cantori, alcuni dei quali ancora in attività, come il grande Antimino Pellegrino, vispo ultraottantenne di Zollino.