MementoSudEst: al MUSTiciu di Lecce la mostra che risveglia memorie perdute

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L’Italia dimenticata in mostra al MUSTiciu di Lecce con MementoSudEst, il progetto che mira a risvegliare memorie perdute, raccontando storie di vita passata e riflettendo sulla caducità e potenziale rinascita di luoghi abbandonati. Un viaggio lungo tutta la penisola, che parte dal Salento e si estende, passo dopo passo, attraverso l’obiettivo che cattura il tempo sospeso all’interno di chiese, villaggi fantasma e palazzi in rovina, evidenziando il contrasto tra la fragilità umana e la forza del tempo.

Il valore del ricordo, la transitorietà dell’esistenza, la potenza evocativa dei luoghi che resistono al tempo, saranno al centro di un’emozionante percorso che intreccia passato e presente.

La mostra MementoSudEst verrà inaugurata domenica 24 novembre e sarà ospitata da MUSTiciu, l’area bar del MUST di Lecce in via Degli Ammirati, 11, in una cornice d’eccezione rappresentata da un palazzo storico ristrutturato che ben si coniuga con il progetto, e sarà visitabile fino al prossimo 24 dicembre.

A raccontarci di più di MementoSudEst è proprio l’artista.

Quanto conta il legame con il passato per poter guardare al futuro?

Credo che sia fondamentale in tutti gli aspetti della vita. Io cerco di risvegliare memorie perdute di luoghi che hanno avuto una scintilla nel passato e secondo me hanno ancora qualcosa dire sia attraverso la metamorfosi del loro aspetto, sia attraverso la loro futura fruibilità, perché molti potrebbero essere recuperati e diventare una cornice ideale per tante iniziative. Quindi sì, bisogna avere le radici ben solide nel passato per andare a cercare e visitare questi posti, e nella vita in generale.

Oggi gli esploratori di luoghi abbandonati si chiamano urbex e il fenomeno è sempre più diffuso. Potremmo essere di fronte ad un nuovo movimento artistico-culturale?

L’urberx, che sta per urban exploration, è un fenomeno che negli ultimi anni si è diffuso grazie ai social che gli hanno dato visibilità. Come termine è un po’ generico, perché indica tutti coloro che esplorano posti abbandonati, ma gli urbex si differenziano l’uno dall’altro per come lasciano la testimonianza della loro esperienza. C’è chi fa video, chi scrive, chi fa foto. Io cerco di fare foto professionali, catturare le sensazioni e il momento in uno scatto e poi scrivo delle didascalie che ne raccontano la storia, i particolari e le emozioni che quel posto mi ha lasciato.

Non so se l’urbex sia un fenomeno artistico o culturale, potrebbe esserlo, mi farebbe molto piacere se lo fosse. Sia per la riscoperta di questi luoghi, che per la loro salvaguardia. Ogni volta che pubblico una nuova foto ho un po’ di paura, perché cerco di proteggere i posti che visito, ne ho visti tanti deturpati, vandalizzati, svuotati ed è stato un peccato. Altri per fortuna sono ancora intatti e sono capsule del tempo che rendono perfettamente l’idea di come era la vita cent’anni fa.

Cosa si prova quando si entra a piè pari in luoghi un tempo pieni di vita e oggi deserti?

Le sensazioni sono davvero molteplici e dipendono da tanti fattori. Innanzitutto da come ci si è arrivati in quel posto. Il primo approccio è cercare il proprietario e chiedere l’autorizzazione per entrare, ma in molti casi il proprietario non c’è, quindi sono posti del tutto aperti e quando si entra si ha una scarica di adrenalina perché non si sa cosa si può trovare all’interno.

In ogni caso, davanti a tesori così preziosi e affascinanti si va davvero in estasi perché dietro a un muro crollato si può trovare un dipinto, un affresco e la sensazione è di meraviglia, a volte commozione.

Prima di ogni esplorazione mi documento, quindi ad esempio entrando nel salone di una villa, immagino le dame che ballavano, in alcuni posti che hanno visto la guerra, immagino cosa è accaduto al loro interno, o nelle chiese abbandonate immagino che custodiscano le preghiere e le speranze dei fedeli.

Alcuni luoghi che conservano ancora oggetti di vita quotidiana sembrano davvero voler raccontare come si viveva in quel periodo e cosa si faceva in quegli anni. Ecco, tutte queste sensazioni cerco di portarle nelle fotografie e nelle didascalie.

Quali passi hai compiuto nella costruzione del tuo percorso artistico?

Il mio percorso artistico è nato quasi per caso da una combinazione di passioni. Sin da piccolo amavo le esplorazioni, il trekking, le camminate. Ho sempre fatto passeggiate in posti lontani dalla città imbattendomi in masserie abbandonate in cui entravo a curiosare. La curiosità è una mia peculiarità e mi spinge a voler approfondire la storia dei posti che visito. L’altra passione è quella per la fotografia, così è nato questo progetto. Ad un certo punto ho scelto di non esplorare più solo per me stesso, ma anche per gli altri facendo vedere a loro quello che vedo io. Col tempo ho professionalizzato sia le attrezzature che la tecnica. Ho studiato tanto per arrivare a certi livelli.

Qualche anticipazione sulla mostra che inaugurerai il prossimo 24 novembre?

L’allestimento della mostra sarà una sorta di percorso sulla falsa riga di quello che è stato il mio percorso. MementoSudEst parte dal Salento, dove sono nato e pian piano si è esteso a tutta la Penisola. Il percorso prevede una parte di fotografie scattate nel Salento, in Puglia e poi in altre regioni, fino al Piemonte. A queste foto, tutte stampate in grande formato, saranno affiancate delle didascalie, le stesse pubblicate sul sito MementoSudEst.it, che descrivono le sensazioni che ho provato in quel luogo per aiutare chi le guarda ad immedesimarsi in me e provare le mie stesse emozioni.

Per maggiori informazioni sul progetto Mementosudest, potete scansionare il QRcode: