Una tradizione così antica da dare il nome al comune salentino: è la prima “Città del Miele” in Puglia
Di Marcella Barone
Un albero di pino, un insieme di alveari e tre api in volo: sono gli elementi dello stemma cittadino del Comune di Melendugno che, non a caso, agli inizi del secolo scorso era uno dei centri di maggiore produzione di miele della provincia leccese assieme alla frazione di Borgagne. Da qui trae origine il nome di Melendugno la cui identità torna prepotentemente a galla con l’adesione del comune nel circuito nazionale delle “Città del Miele” e grazie ad un rinnovato interesse da parte di giovani che si sono avvicinati con curiosità a un mondo tutto nuovo e, di certo, non privo di insidie.
Dolce e finissimo era il miele prodotto nei secoli scorsi a Melendugno. Lo confermano testimonianze risalenti al 1693 nelle quali si scriveva che il paese si chiamava così «perché quivi nei tempi andati si faceva il più perfetto miele vi fosse in provincia». E, ancora: «Melendugno, detto dal mele che vi si fa, e dona agli abitatori migliore dell’attico, dell’ibleo, e di quello dell’Imetto, dagli antichi celebrati». (“Paesi e figure del vecchio Salento”, Congedo editore).
Viene in mente un paesaggio odoroso, ricco di vegetazione, fiori e sciami. Niente xylella, solo alberi sani, un’agricoltura lenta e faticosa che sapeva dare i giusti frutti della semina e pratiche genuine come quella di allontanare le api col fumo di sterco di bue, di pulire l’alveare con un mazzetto di penne e di levare via il miele, smielare, senza nuocere alle api. L’armonia e la ritualità di questi gesti si sono persi nel 1946 a causa delle disinfestazioni di Ddt irrorate per bonificare il terreno paludoso. Il pericoloso pesticida scacciò via gli sciami mettendo la parola fine alla produzione del dolce nettare.
Settant’anni più tardi Melendugno, con il supporto di un’amministrazione determinata a riscoprire le tradizioni e attenta alle pratiche legate alla sostenibilità ambientale, ha deciso di riportare in auge l’apicoltura facendola diventare un’opportunità di crescita e lavoro. Il Comune ha intrapreso un percorso che ha portato all’approvazione del regolamento di Denominazione Comunale d’Origine e del disciplinare relativo al miele, il primo prodotto ad ottenere questo riconoscimento e a qualificare il comune di Melendugno. Con il coinvolgimento di Apis Puglia, sono stati avviati dei corsi di formazione per neo apicoltori.
Il consigliere Piero Marra, delegato alle Attività produttive, ha sottolineato i benefici di questa riscoperta: «Siamo fieri di essere il primo comune in Puglia ad essere certificato Città del Miele. Si tratta di un importante traguardo che fa seguito alla De.C.O., approvata all’unanimità dal consiglio comunale, e che apre la strada a diversi progetti e manifestazioni che si affiancano a quelli già posti in essere da un piccolo ma volenteroso gruppo di apicoltori del luogo. Siamo convinti che questa attività zootecnica, che trova nel passato di Melendugno una fiorente tradizione, possa diventare in un futuro non troppo lontano un nuovo settore di produzione e sviluppo, persino turistico e terapeutico con dei percorsi legati al benessere e alla cosmesi. La nostra scelta consentirà di intercettare finanziamenti comunitari e nazionali: ad esempio, l’ultima manovra di bilancio prevede lo stanziamento di due milioni di euro per il 2019- 2020 da suddividere tra le regioni italiane per erogare corsi di formazione per avvicinare sempre più operatori economici a questo importante comparto».
La Puglia, che conta 25mila alveari e 500 apicoltori, si presenta sul panorama nazionale come “una nicchia qualitativa” che desta grande interesse con le sue oltre quattordici varietà di miele legate alle fioriture dei ‘due mari’, alcune delle quali perle rare come il miele di trifoglio, ciliegio, coriandolo e di rosmarino. In questo contesto, dunque, Melendugno e Borgagne potrebbero apportare un ulteriore salto di qualità in termini di produzione migliorando il posizionamento regionale.
Pierluigi Petrachi, perito agrario da poco specializzatosi in apicoltura, racconta con occhi brillanti quella che è una nuova avventura da vivere con profondo rispetto: « Ho imparato a conoscere le api e sapermi muovere in armonia con loro perché a ogni gesto brusco può corrispondere una puntura. All’inizio le chiamavo punture, ora sono più simili a dei piccoli baci. Esistono degli sciami naturali ma sono destinati a morire a causa di vari problemi fitosanitari, come la peste americana o europea. Noi, grazie al nostro impegno quotidiano, cerchiamo di arginare questi problemi e con molte cure riusciamo a tenerle in vita. Mi piace pensare che noi aiutiamo loro e che loro aiutino noi. Le api sono così delicate che non solo il modo di rapportarsi a loro ma anche gli agenti atmosferici possono determinare il quantitativo di miele prodotto».
Accanto a Pierluigi sono una decina gli apicoltori, e tra loro diverse donne, che hanno intrapreso questo cammino fatto di imprevisti, come il clima, o di punture non certo piacevoli, ma a quelle ci si deve abituare.
Dopo essere divenuta una “Città dell’Olio”, Melendugno è dunque anche Città del Miele e porta questo stendardo alto e fiero nelle manifestazioni in programma sin alla fine dell’estate: dopo aver fatto un passaggio nello spazio BorgoTerra a Borgoinfesta (7-8-9 giugno a Borgagne), il 28 luglio il dolce nettare è protagonista nel centro storico melendugnese nell’ambito de “Le Vie del Miele”. L’11 agosto, poi, “Corti in festa” a Borgagne si pone come un’ulteriore occasione per fare la conoscenza di questa golosa nicchia di mercato desiderosa di crescere e trovare nuovi sbocchi.