Pietra leccese, ferro, acciaio, legno, resina, smalto, cartone e fibra di vetro per raccontare la natura attraverso un viaggio che affonda le radici nell’infinito passato di una terra amata con tutta l’anima.
Le sculture di Salvatore Sava celebrano il Salento e, più in generale, la natura tutta, attraversandone bellezza, ferite, rinascita e potenza espressiva. Le sue opere catturano lo sguardo prima e l’anima poi, in un contatto muto, articolato in curiosità e partecipazione che, dopo il primo impatto, lascia spazio all’emozione pura.
La personale a lui dedicata, allestita nelle sale della Fondazione Biscozzi Rimbaud, in Piazzetta Baglivi, a Lecce, si intitola “L’altra mostra”, ed è curata dalla Fondazione stessa e dallo storico dell’arte Paolo Bolpagni.
Inaugurata nei giorni scorsi, resterà aperta al pubblico fino al prossimo 25 settembre. Una vetrina prestigiosa per l’artista salentino e, al tempo stesso, un’occasione per gli appassionati, per visitare ed esplorare la dimensione immaginaria, emotiva, espressiva, naturale di questo grande scultore contemporaneo, capace di parlare e di trasmettere tramite l’arte del proprio pensiero e delle proprie mani.
La personale comprende circa trenta lavori che coprono un ampio arco della produzione dell’artista, dagli anni 90 ai giorni nostri. Inoltre, due sue opere – Sentieri interrotti del 1998 e Rosa selvatica del 1999 – sono già presenti nell’allestimento permanente della sede museale leccese, in virtù dell’ammirazione nutrita per lui, fin dagli esordi, dalla coppia di collezionisti costituita da Luigi Biscozzi (scomparso nel settembre del 2018) e dalla moglie Dominique Rimbaud, attuale presidente della Fondazione.
Lo scopo de “L’altra mostra” è quello di analizzare la produzione artistica di colui che può essere ritenuto uno degli scultori più significativi della propria generazione in Italia. Il titolo scelto allude, nel suo rimando a un’alterità, alla consapevolezza dimostrata dall’artista d’individuare un futuro per tale forma d’espressione plastica, perseguendo una strada personale e autentica, spesso solitaria e controcorrente. L’ambizione è di presentare anche opere – di datazione compresa fra il 1995 e il 2021 – rimaste finora inedite, che svelano aspetti e ricerche di Sava restati un po’ in ombra, ma meritevoli di penetrante attenzione. Centrale è sempre il tema della natura.
Durante la conferenza stampa di presentazione è stata sottolineata l’importanza del legame dell’artista con la sua terra e della fedeltà ad essa rivolta. <<Anche il dramma della xylella – ha spiegato Bolpagni – il batterio che ha distrutto una grande parte dei secolari ulivi, non è evocato in termini retorici o politici, bensì vissuto, per così dire, dal di dentro, in maniera autentica e sofferta, interiorizzata. Capita che alcune delle recenti sculture di Salvatore Sava ricordino arbusti disseccati, nei quali la natura vegetale è stata sostituita dal metallo e dalla pietra, come a seguito di una metamorfosi dovuta ai disastri ambientali che ci minacciano>>.
Salvatore Sava è nato nel 1966 a Surbo, dove attualmente vive e lavora. La sua formazione è avvenuta tra la città d’origine, Roma e ripetuti soggiorni all’estero. Dal 1990 insegna all’Accademia di Belle Arti di Lecce. La sua prima mostra personale risale al 1983.