Alice e le altre. La rassegna di cinema al femminile

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Prende il via oggi, alle 17, e continuerà fino a domenica 14 dicembre, presso il Cineporto di Lecce la rassegna “Alice e le altre – il cinema delle donne, racconti, sogni, visioni”. Saranno protagoniste 8 registe, per 3 temi e 15 visioni.
“Alice Guy (1873/1968) la prima regista nella storia del cinema gridava alle donne “Elles tournent”- è quanto scritto nell’introduzione del programma -. Con “Alice e le altre” vorremmo riflettere sul suo invito, dedicando una rassegna di cinema alle donne che lo “fanno”, lo amano, lo seguono. Una piccola rassegna senza riflettori, né tappeti rossi, che ci farà conoscere “da vicino” i racconti, i sogni, le visioni di otto registe italiane”.
Simona Cleopazzo, una delle organizzatrici, svela alcune curiosità.
Il cinema è prevalentemente al maschile, lo dicono i numeri, ma le donne non mancano. Questa rassegna vuole mettere in luce il lavoro delle donne anche in regia?
“Sette registe su 100 registi, i numeri parlano chiaro. Si, Alice e le altre vuole essere una rassegna di cinema femminile prima di tutto per una questione di pari opportunità. Con le registe, ospiti della rassegna, converseremo proprio per capire come mai per una donna è così difficile stare dietro a una cinepresa, riuscire a produrre il proprio lavoro, distribuirlo. Nel secondo pomeriggio, il 13 dicembre, Diana Dell’Erba, regista di Registe ci fornirà i dati precisi e le riflessioni delle registe italiane”.
Quali sono stati gli altri motivi alla base dell’organizzazione dell’evento e se ce ne sono state le difficoltà.
“Un altro motivo del nostro lavoro è quello di far capire, non solo al pubblico attento, che i film e i documentari realizzati da donne non sono solo produzioni di genere, ma di qualità, sfatare il pregiudizio che aleggia attorno a questo settore. Le registe hanno lottato per la autodeterminazione e fare film è fare qualcosa anche per le altre donne. Ad esempio, Alina Marazzi, col suo Vogliamo anche le rose, ricostruisce, con varie forme artistiche, il femminismo degli anni ’70, vuole proporci una riflessione e uno spunto per una conversazione aperta a tutte le donne, anche a coloro che non l’hanno vissuto direttamente. Difficoltà nessuna, per il momento”.
Come è stata organizzata la rassegna?
“È stato nteressante incontrare tante registe, giornaliste, fotografe, scrittrici ci ha entusiasmato, perché ognuna è portatrice di tanti racconti e di sogni che si rinnovano… lo sforzo è stato quello di scegliere un solo aspetto della loro personalità, della loro produzione da raccontare”.
Come è avvenuta la scelta delle registe e c’è un filo che idealmente le collega anche nel modo in cui svolgono il loro lavoro?
“Abbiamo scelto alcuni temi importanti, come quello del femminismo e delle lotte delle donne per la libertà, per i diritti.
abbiamo poi fatto delle ricerche e scelto alcuni dei lavori che ci sono sembrati interessanti. ad esempio ci ha molto entusiasmato il lavoro di elisa mereghetti nel raccontarci la storia di kevin, la storia di una giovane giornalista ugandese, Kevin Doris Ejon e della sua inchiesta sugli effetti della guerra interna (durata 23 anni) tra l’esercito ugandese e le milizie ribelli. penso che sia una storia che ci farà riflettere”.
C’è un pubblico ideale o degli obiettivi da raggiungere?
“Vorremmo raggiungere anche un pubblico di donne che solitamente non frequenta il cinema, le madri con le figlie adolescenti. Dateci una mano!”