Ad Acaya la quinta edizione della sagra "te lu Pampasciune"

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Dare del “pampasciune” a qualcuno equivale ad offender lo in maniera molto pesante. Presentare a tavola un bel piatto di pampasciuni, però, è una festa per i palati più esigenti.
La piccola cipolla dal colore violaceo che cresce spontaneamente nelle campagne ha un grande valore a livello organolettico e riesce ad arricchire tante pietanze. La maggior parte delle persone è abituata a mangiarli nel modo classico, sott’olio. Ad Acaya, invece, si preparano in tutte le salse, ogni famiglia detiene almeno una ricetta saporitissima e ricercata e in molti si ingegnano per trovare nuove combinazioni di gusto. Come dimostra la gara culinaria che si svolge ogni anno nella sala del castello. E in suo onore è nata anche una confraternita.
Sulle tavolate imbastite per l’occasione 55 ricette a base di Lampascioni: con le patate, con il polpo, fritti o in purea. La fantasia in cucina non ha confini e a vincere è il gusto.
“Siamo alla quinta edizione di questa gara, ma ad Acaya la preparazione e il consumo dei lampascioni è una tradizione secolare – spiega il professore Antonio Fasiello, storico del posto e socio onorario della confraternita -. È una manifestazione aperta a tutti, anche se c’è una certa ritrosia a presentare le ricette in pubblico. Eppure in tutte le famiglie oggi tutti mangiano il prodotto. Vorremmo, anche con queste manifestazioni, cercare di portare alla ribalta la nostra tradizione. Io ho raccolto 125 ricette e forse l’anno prossimo ne faremo una pubblicazione”.
Le ipotesi sulla nascita sono diverse, la più accreditata, come racconta il professore, è quella che la fa risalire intorno al 1600 circa, uguale tradizione esiste a Galugnano. Le due località un tempo erano collegate sotto un unico feudatario per circa tre secoli. Alcuni ritengono che addirittura siano stati importati dalla Grecia e già Plinio il Vecchio ne parlava.
“In questa occasione sono presente con il doppio ruolo di agronoma e di esperta di pampascioni – racconta Donata Matteo, laureata in Agronomia con una tesi proprio sul lampascione, che studia ormai da 12 anni -. Ho messo a punto un protocollo per la coltivazione, perché la pianta è in via d’estinzione, i frutti che mangiamo adesso sono quasi tutti d’importazione, arrivano dal nord Africa. Il mio obiettivo è quello di creare un lampascione autoctono, raccolto a seme, allevato cresciuto”. Il suo sapore amarognolo lo rende unico e sono in tanti a gradirlo, consumato in tutta Italia è apprezzato anche oltreoceano.
“Sono originaria della Basilicata, anche per noi è un prodotto tipico come in Puglia – continua Matteo -. Il banchetto di nozze di Sofia Coppola era tutto a base di lampascioni, il padre della sposa, il regista Francis Ford Coppola, originario della Basilicata, è un grande estimatore. I lampascioni oltre ad essere buoni, anche dal punto di vista organolettico sono ricchi: contengono tantissime sostanze antiossidanti, emollienti, che favoriscono la protezione dello stomaco. Inoltre sono davvero tante le storie e le leggende che lo vedono protagonista”.
Dopo la prova della giuria i presenti in sala non aspettavano altro che un cenno per buttarsi sui tavoli e assaggiare tutti i piatti presentati.
“La difficoltà maggiore non sta nell’organizzare la manifestazione – afferma Salvatore Pichierri, presidente della Pro Loco – quanto nel convincere le persone a partecipare. quest’anno la novità è la presenza delle scuole”.
I dodici giurati, scelti tra esperti del posto, professori e chef, hanno decretato i vincitori per l’edizione 2014. Per la creatività: Gianmarco De Pascalis; per la gustosità Gianluca De Lorenzis al terzo posto, secondo al piatto dell’istituto Agrario di Maglie e al primo Leo Massimiliano.