Testo di MARCELLA BARONE
“A very narrow bridge”, tradotto come “Un ponte molto stretto”, è il racconto per immagini di una Israele diversa da quella che siamo abituati a vedere in tv, trasmessa dalle emittenti internazionali, fatta di conflitti e armi: a Lecce arriva la visione sfaccettata di un Paese complesso sì, ma anche culturalmente caleidoscopico.
Ad ospitare la mostra, a partire dal 29 settembre e per un intero anno, sarà il Museo Ebraico, ubicato nel cuore della Giudecca medievale, accanto alla Basilica di Santa Croce. L’esposizione di quindici artisti israeliani è curata dalla giornalista e scrittrice milanese Fiammetta Martegani, trasferita a Tel Aviv, curatrice presso il Museo Eretz Israel. Collaboratrice per l’Avvenire, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo “Life on Mars” (Tiqqun) e nel 2017 “The Israeli Defence Forces’ Representation in Israeli Cinema” (Cambridge Scholars Publishing). Il suo ultimo libro è Tel Aviv – Mondo in tasca, una guida per i cinque sensi alla scoperta della città bianca, Laurana editore.
Come scrive nel testo introduttivo alla mostra: «“Kol Ha’Olam Kulo” (Tutto il mondo intero) è una poesia in lingua ebraica, scritta dal Rav Nachman di Breslov, che recita: “Il mondo intero è un ponte molto stretto e l’importante è non avere paura”. Secondo il celebre Rabbino chassidico, sapendo che ogni persona, nel corso della propria vita, deve attraversare, inevitabilmente, diverse difficolta, è essenziale non avere paura».
Gli artisti che compongono la mostra sono, infatti, persone che hanno attraversato difficoltà, in particolar modo legate alle loro origini, e sono riusciti a superarle attraverso il linguaggio universale dell’arte. Tra loro, infatti, ci sono ebrei e musulmani, uomini e donne, gay e straight, religiosi e agnostici, rappresentando così i mille e uno volti di Israele. Ciascuno di loro si esprime attraverso l’uso della propria lingua di origine, persino in ebraico antico trascritto, con l’utilizzo della calligrafia giapponese, nel caso di un artista buddista, Kazuo Ishii, che ha fatto d’Israele il proprio tempio spirituale.
Le loro storie non sono semplici: ebrei figli di sopravvissuti all’Olocausto; palestinesi nati a Gaza che sono stati costretti ad abbandonare la propria terra; ebrei di origine mediorientale cresciuti in uno Stato fondato da ashkenaziti; ebree ortodosse e musulmane che, in quanto donne, cercano di emanciparsi in un “mondo di uomini”. Moltissimi gli ostacoli, altrettante le vie d’uscita e riuscita. E in questo le arti visive sono un mezzo fenomenale per stringere i ponti e avvicinarsi alle persone superando paure, preconcetti e, appunto, ponti.
In seguito all’inaugurazione della mostra, infatti, il ponte Tel Aviv-Lecce si restringerà ancor di più. Una delegazione del Museo Ebraico di Lecce, assieme ad alcuni delegati della Regione Puglia, raggiungerà l’Istituto Italiano di Tel Aviv nel mese di novembre per presentarvi le attività e stringere ancor più il legame instaurato tra le due realtà in occasione delle Giornate della Cultura Pugliese.
Un ponte molto stretto, dunque, tra culture, religioni e persone.